Licata

La mozione è passata: sfiduciato il sindaco Angelo Cambiano

E' durato oltre quattro ore il consiglio comunale fatto di tensioni, accuse e recriminazioni. Con 21 "sì" ed 8 "no", poi, è arrivato il verdetto dell'aula dell'Aquila nera

L'insediamento del sindaco Angelo Cambiano

La mozione di sfiducia è passata. Angelo Cambiano non è più il sindaco di Licata. Con 21 "sì" ed 8 "no", dopo oltre quattro ore di consiglio comunale, è arrivato il verdetto dei consiglieri riuniti nell'aula dell’Aquila nera.  

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Durante l'Assise non sono mancati i momenti di tensione. Momenti diventati, ad un certo punto, incandescenti quando il sindaco Cambiano è stato ripetutamente "ripreso" dal presidente del Consiglio che lo invitava ad attenersi all'ordine del giorno. 

Ogni consigliere ha avuto 10 minuti di tempo per parlare. Poi, Cambiano ha avuto 20 minuti e dunque s'è passato alla dichiarazione di voto e poi al voto.  

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Cambiano, durante il suo intervento, ha ripetuto, più volte, "la mozione di sfiducia non si fonda su motivazioni vere. E' un atto che impugnerò personalmente perché è un atto fasullo tant'è che s'è sentita l'esigenza di integrarlo. Nella mozione di sfiducia viene affermato il falso, parlando di un'amministrazione immobile. Per alcuni consiglieri tutto quello che è stato fatto di buono - ha proseguito Cambiano - è stato ereditato, mentre quello che c'è di brutto lo ha fatto questa amministrazione". L'ormai ex sindaco di Licata ha ricordato tutte le opere che sono state recuperate e le infrastrutture aperte durante il suo mandato.

"Questa è una mozione di sfiducia che affosserà la città, che farà scappare gli investitori e che darà un messaggio alla nazione intera - ha detto, senza mezzi termini, Angelo Cambiano - perché questo sindaco viene sfiduciato perché ha adempiuto agli ordini della Procura della Repubblica". Ed è proprio quando Cambiano ha iniziato a parlare di demolizioni che il presidente del Consiglio lo ha, più volte, richiamato all'ordine del giorno: alla mozione di sfiducia. Ma Cambiano ha proseguito: "E' una mozione di sfiducia fasulla perché mandate a casa un sindaco per le demolizioni". L'atmosfera è, proprio a questo punto, che s'è fatta tesa. Anzi quasi elettrica.   

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Era il 15 giugno del 2015 quando Angelo Cambiano, appoggiato da tre liste civiche di Centrodestra, vinceva il ballottaggio per la carica a sindaco di Licata, imponendosi sull'altro candidato: Pino Galanti, sostenuto da Pd, Nuovo Centrodestra e liste civiche. I candidati a sindaco, inizialmente, erano 7.

Il 7 ottobre del 2015 anche Licata sottoscriveva il protocollo di intesa con la Procura di Agrigento per le demolizioni degli immobili abusivi già acquisiti al patrimonio del Comune. A fine ottobre del 2015 venne celebrata la gara d'appalto per circa 498 mila euro. Si parlava, allora, di circa 200 fabbricati da abbattere.

All'inizio di maggio dello scorso anno, in contrada Stretto a Licata, venne incendiata la villetta di Rosario Cambiano, 65 anni, insegnate in pensione, padre del sindaco di Licata: il trentaquattrenne Angelo. Erano, allora, in corso le demolizioni degli immobili abusivi di contrada Torre di Gaffe. Un paio di settimane prima, l'impresa aggiudicataria aveva subito un'intimidazione ed allora lo stesso Cambiano era stato chiaro: "Questa città non si piega all'illegalità"

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Pochi giorni dopo, a Licata, giunse l'allora ministro dell'Interno Angelino Alfano che dispose la tutela per Angelo Cambiano. Da quel momento in poi, Cambiano è sempre stato sotto scorta. 

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Diverse le minacce telefoniche, giunte al centralino del palazzo di città, che Cambiano ha subito. 


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