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"I dolci dei morti" di Andrea Camilleri riempiono ancora le tavole degli agrigentini

Frutta martorana, pupi di zucchero e "carcagnette" invadono le vetrine delle pasticcerie

“Nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio. I dolci erano quelli rituali, detti dei morti: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, rami di meli, fatti di farina e miele e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il pupo di zucchero”.

In questi brani tratti dal racconto  “Il giorno che i morti persero la strada di casa”, il compianto scrittore empedoclino, Andrea Camilleri descrive le tradizioni e i riti della commemorazione dei defunti. Il 2 novembre, in Sicilia è una ricorrenza molto sentita tanto da essere comunemente chiamata la “festa dei morti”. Una data attesa soprattutto dai più piccoli, che nel ricordo dei propri cari, ricevono in dono giocattoli e dolci. 

AgrigentoNotizie ha incontrato il pastry chef Giovanni Mangione che ha parlato dei dolci della tradizione che sostanzialmente, nonostante il trascorrere degli anni, sono ancora quelli descritti da Camilleri.
 


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