Mafia

Il "mancato" collaborante Mario Rizzo si rivede in aula, a processo per ricettazione

Il trentaduenne favarese si difende in aula: "Ho comprato quella merce in buona fede"

Mario Rizzo

"Ho comprato quella merce in buona fede, non sapevo che fosse rubata e da dove arrivasse". Il favarese Mario Rizzo, 32 anni, dopo il tentativo, evidentemente fallito, di collaborare con la giustizia e dopo avere fatto arrestare, lo scorso 2 agosto, il cognato Gerlando Russotto per un agguato in Belgio ai danni di un ristoratore, si rivede in tribunale.

Il favarese, difeso dall'avvocato Gero Lo Giudice, è comparso in aula, davanti al giudice monocratico Sabrina Bazzano, accompagnato dalla polizia penitenziaria che lo ha prelevato dalla sua abitazione, dove è detenuto ai domiciliari, e ha rilasciato spontanee dichiarazioni per difendersi da un'accusa di ricettazione che risale all'agosto del 2015 per il quale la Procura ha disposto la citazione diretta a giudizio.

Rizzo, insieme al favarese Michele Calogero Luparello, 22 anni, è accusato di ricettazione perchè avrebbe "acquistato o comunque ricevuto" tre televisori e altri oggetti (un trolley e dieci piattini di metallo) di provenienza illecita. "Me li ha venduti Luparello - si è giustificato in aula Rizzo invocando la buona fede - ma non sapevo nulla circa la sua provenienza".

Rizzo, che nei mesi scorsi ha collaborato con la Procura di Agrigento e con la Dda di Palermo aprendo nuovi scenari, pare essere stato "bocciato" come aspirante collaboratore di giustizia. Il processo per ricettazione continua il 15 marzo. 


Si parla di