Cronaca

L'oltraggio alla stele di Livatino, Montenegro: "Evitiamo compromessi con la mentalità mafiosa"

L'appello del cardinale: "Come il giudice impegniamoci ad essere persone giuste, corrette, integre; no all'omertà, alla connivenza e alla complicità con chi vuole dominare con il potere e l’ingiustizia"

Un agente della polizia di Stato davanti alla stele danneggiata

"Come cristiani e come cittadini ci sentiamo offesi e addolorati per il gesto compiuto a danno della stele che ricorda il sacrificio di sangue che il giudice Rosario Livatino ha pagato nel 1990. Alla barbarie della sua morte si è voluta aggiungere anche quella dell’oltraggio alla sua memoria, per tentare di eliminare ogni traccia che ricordasse un uomo che ha vissuto per la giustizia e per essa ha dato la vita".

Lo ha detto il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, dopo avere appreso dell'oltraggio alla stele del giudice Rosario Livatino. 

LEGGI IL FATTO: Danneggiata la stele in memoria di Livatino 

"Dietro il vile atto di infrangere il monumento al giudice di Canicattì si nasconde quella logica mafiosa - ha aggiunto Montenegro - che tanto male ha fatto al nostro territorio. Siamo consapevoli che ci sono ancora persone e sistemi di potere che lavorano per distruggere il bene, per danneggiare la dignità di tanti cittadini onesti e per impedire qualsiasi sviluppo della Sicilia".

VEDI IL VIDEO: Danneggiata la stele in memoria del giudice "ragazzino"

"A queste persone ripetiamo l’appello di Giovanni Paolo II: 'Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio'. A queste persone vogliamo dire con chiarezza che il loro modo di ragionare e di fare è fuori dal Vangelo e, pertanto, loro stessi sono fuori dalla chiesa. A queste persone vorremmo giungesse il grido di dolore di tanti genitori che – come quelli di Livatino – hanno dovuto piangere i loro figli innocenti, nella speranza che quelle lacrime li convincessero a fermarsi. Basta! Basta con i reati contro la giustizia! Basta con il sangue innocente! Basta con la cattiveria usata nei confronti di chi vuole lavorare onestamente! Basta!".

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"L’offesa arrecata ieri alla memoria di Livatino ci spinge a recuperare con maggiore forza l’impegno a vivere e a testimoniare la giustizia. Nessuna barbarie fermerà la volontà di tanti uomini e donne di questa terra che credono nella giustizia - ha incalzato l'arcivescovo di Agrigento - . Con la forza umile che ci viene dal giudice Livatino desidero lanciare un appello a tutti: cerchiamo di essere noi un monumento vivente alla giustizia, al bene, al rispetto delle regole, all’amore. Come Livatino, nel posto in cui ci troviamo e nel lavoro che svolgiamo, impegniamoci ad essere persone giuste, corrette, integre; evitiamo ogni forma di compromesso con la mentalità mafiosa, ogni forma di omertà, di connivenza e di complicità con chi vuole dominare con il potere e l’ingiustizia. L’esempio che ci ha lasciato Livatino ci porti ad essere “affamati e assetati di giustizia. Solo così il suo esempio continuerà a vivere e la nostra testimonianza sarà la risposta più bella a quanti vogliono offendere la memoria delle persone giuste che hanno fatto grande la nostra terra".
 


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