Cronaca

Marmista massacrato nel suo laboratorio, l'inchiesta approda in Cassazione

La difesa dell'operaio Gaetano Sciortino chiede l'annullamento dell'ordinanza di arresto

Da sinistra Miceli e Sciortino

L’inchiesta a carico di Gaetano Sciortino, l'operaio di 53 anni, accusato di avere massacrato e ucciso il marmista di 67 anni Giuseppe Miceli, approda davanti alla Cassazione. I difensori, gli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, hanno impugnato la decisione del tribunale del riesame di Palermo che, a sua volta, aveva confermato l’ordinanza del gip Stefano Zammuto. L’udienza, davanti alla Suprema Corte, che dovrà decidere se rimetterlo in libertà o confermare definitivamente l’ordinanza cautelare in carcere, è in programma il 15 maggio. Quattro giorni prima, invece, è in programma l’inizio del processo in Corte di assise dopo il rinvio a giudizio disposto dal gup Francesco Provenzano.

Marmista massacrato, deciso rinvio a giudizio

L'omicidio è avvenuto il 7 dicembre del 2015. Sciortino, secondo l’accusa, avrebbe massacrato Miceli con delle lastre di marmo e alcuni arnesi da lavoro, fra cui un booster. Il movente del delitto non è stato mai accertato. La Procura - l'inchiesta è stata condotta dal pm Silvia Baldi e ad occuparsi del fascicolo è adesso la collega Gloria Andreoli - ipotizzava che potesse essere stata la rapina. Il gip ha ritenuto insussistente questa ipotesi sul piano indiziario. 


Si parla di