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Mandorlo in fiore fra mitologia e tradizione: dall'amore fra Acamante e Fillide alla kermesse che lancia messaggi di pace e fratellanza

L’idea di realizzare una manifestazione che celebrasse la precoce fioritura, e attraverso questa rilanciasse la commercializzazione di alcuni prodotti tipici, nacque nel 1934

La mitologia narra che la fioritura del mandorlo è da ricondurre all’amore fra Acamante, figlio di Teseo, e Fillide, giovane principessa di Gracia. Narra Omero che Acamane salpò al seguito degli Achei e combattè la guerra di Troia al fianco di Ulisse. La guerra durò dieci lunghi anni, durante i quali Fillide attese l’amato Acamante. Conquistata e distrutta la città di Troia, i greci cominciarono a fare finalmente ritorno in patria. Man mano che i superstiti ritornavano alle proprie case e alle proprie donne, non vedendo fra essi Acamante, Fillide temeva che l’amato fosse caduto in guerra. Fillide per disperazione morì. La dea Atena, mossa a pietà per la fine tragica della giovane principessa, trasformò Fillide in un albero di mandorlo. Acamante era stato solo trattenuto da un’avaria della sua nave. Non era morto. Quando giunse e seppe della morte di Fillide e della sua trasformazione andò verso l’albero di mandorlo e lo abbracciò amorevolmente. Fu così che, all’improvviso, i nudi rami del mandorlo si ricoprirono di fiori anziché di foglie, quasi a voler ricambiare il tenero abbraccio di Acamante. Ancora oggi, nella valle dei Templi, questo miracolo, fra febbraio e marzo, si rinnova, ricordando a tutti i popoli il valore dell’amore e della pace.

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L’idea di realizzare una manifestazione che celebrasse la precoce fioritura del mandorlo, e attraverso questa rilanciasse la commercializzazione di alcuni prodotti tipici, nacque nel 1934. La sagra del mandorlo in fiore – secondo lo studioso Corrado Catania – ha avuto origine a Naro su iniziativa del conte Alfonso Gaetani. Dal 1937, la sagra si svolge ad Agrigento, nella cornice della valle dei Templi. L’iniziativa ebbe subito notevole successo anche se aveva ancora un carattere dimesso, con pochi carri che rappresentavano i Comuni della provincia. Questi carri esprimevano una scherzosa allegoria: erano somiglianti a quelli che si vedono oggi, in diversi paesi, durante il Carnevale.

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Dopo la pausa forzata della guerra, nel 1948 la sagra venne ripresentata con una nuova formula e arricchita di iniziative collaterali. La novità di allora era già l’esibizione dei gruppi folk, provenienti da varie località della penisola. Nel 1954, il professore Enzo Lauretta, commissario straordinario dell’ente provinciale per il turismo, reinventò la sagra decidendo di dare alla manifestazione una dimensione nazionale. Nel 1955, quando la sagra è alla dodicesima edizione, si affianca ad essa il festival internazionale del folclore che intende presentarsi all’attenzione del mondo come uno degli appuntamenti di musica folk più rinomati. Gli organizzatori mettono in palio un tempio d’oro che viene attribuito ogni anno. La sagra diviene così un appuntamento all’insegna della pace e dell’amicizia fra popoli.

Nel 1956, la Sagra si arricchisce dell’emblematico rito della fiaccolata che accende il tripode, simbolo di pace, nella valle dei Templi e la Regione comincia a mettere a disposizione i finanziamenti. Il Mandorlo in fiore trova la sua veste definitiva: una versione folcloristica carica di messaggi di fratellanza. E’ stato e sempre sarà un momento di incontro fra la gioventù di cinque continenti, talvolta di popoli in guerra che per l’occasione fanno festa insieme e camminano a fianco per le vie di Agrigento.

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Da festa paesana, la sagra è diventata, in meno di un ventennio, un appuntamento di richiamo internazionale. All’edizione del 1958 partecipano già sedici gruppi stranieri. Nel 1984, si arricchisce del corteo storico d’Italia che vede decine e decine di giovani sfilare in costume medioevale. La sfilata ha alla testa lo storico carroccio della libertà di Legnano.

"La 76esima edizione sarà un ritorno alle tradizioni

Franco Micciché 

 Nel corso dei decenni ci sono stati alti e bassi, edizioni riuscitissime e altre meno. Ma - per l'intera provincia di Agrigento e per molti siciliani - "la sagra è la sagra", ossia è un momento irrinunciabile. Lo scorso anno, dopo uno stop forzato dovuto alla pandemia da Covid-19, è tornata la kermesse con il "suo" festival internazionale del folclore e con quello de "I bambini del mondo". Per quest'anno, 76esima edizione, il sindaco Franco Micciché ha già annunciato: "Sarà un ritorno alle tradizioni, a partire da logo che riprende quello utilizzato negli anni Sessanta". 

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